Chiesa di S. Agostino e Santuario del Beato Antonio con annesso chiostro

Località: Amandola

Sin dal 1301, l’Ordine Agostiniano era insediato nell’attuale sito, lungo il crinale del colle Marrubbione, uno dei tre rilievi formanti il territorio comunale. Dal primitivo romitorio si svilupperanno, grazie a lasciti privati ed a sussidi comitali, il convento col chiostro e la chiesa monumentale che saranno sottoposti a successive trasformazioni nel corso del tempo: l’ampliamento sotto il priorato di Antonio Migliorati (1355 -1450); la decorazione barocca con stucchi, figure allegoriche ed affreschi, rappresentanti alcuni miracoli compiuti in vita dal Beato Antonio, eseguiti nell’arco di tempo fra il 1606 ed il 16?? ad opera del Malpiedi; infine i rifacimenti del ‘700 che mutarono radicalmente lo stile del fabbricato con l’allungamento del corpo verso la piazza ed il completo rinnovo dell’interno nello stile neoclassico, operato dall’architetto Pietro Maggi fra il 1758 ed il 1782. Una ampia scalinata degradante colma attualmente il dislivello fra il piano stradale ed il piano di calpestio della chiesa, esito dei lavori di rimaneggiamento della piazza eseguiti agli inizi del XIX secolo. La planimetria dell’edificio si compone di un’unica navata con copertura a volta ed in corrispondenza del presbiterio, da un breve transetto, illuminato dalle finestre del tiburio ottagonale, affrescato dal tolentinate Francesco Ferranti (1873-1951) agli inizi del ‘900. L’esterno si presenta come un blocco compatto di alte mura percorse da costoloni mentre uno svettante campanile, completato nel 1464 da Pietro Lombardo (1435-1555) si pone a coronamento della massa architettonica terminando con una cuspide ottagonale; l’abside rappresenta la parte più antica della costruzione ed è inglobata nel primo piano della torre campanaria. Della struttura originale rimane il portale opera di “MARINUS CEDRINUS VENETUS SCULTOR MCCCCLXVIII” come riportato nella fascia dell’arco a tutto sesto interposta fra la doppia ghiera; quella sottostante è decorata a girali con grappoli e pampini alternati. L’arco poggia su colonnine tortili e pilastrini in travertino terminanti con capitelli a fogliami. Nella fascia esterna, verticale, sono scolpiti due putti che suonano una tromba, sotto a sinistra S. Monica, a destra S. Agostino; infine alcuni strumenti da calzolaio suggeriscono la probabile committenza: JOHANNES (de) VANNIS appartenente, appunto, alla corporazione dei calzolai. Una vetrata policroma raffigurante il Beato Antonio venne commissionata all’Istituto di pittura di Monaco e posta in loco nel 1900. Sempre di Francesco Ferranti sono una “Esaltazione del Beato Antonio” che campeggia al centro dell’abside mentre una “Vocazione del Beato” ed una “Madonna della Cintura” ornano i primi due altari laterali (1906-8). Sempre nell’abside, alcune scene del pittore camerinese Orazio Orazi (1903-6) rappresentano i “Miracoli del Beato”. Resti di un coro ligneo del XV sec. con al centro, nella nicchia protetta da una grata in ferro, la “Pietà” in terracotta di arte tedesca dei primi anni del ‘400 , concludono l’arredo. Nel 1888 in seguito alla sistemazione della strada provinciale per Macerata, il convento subisce pesanti rifacimenti tanto da stravolgerne la struttura; tracce della primitiva decorazione delle lunette (sec. XVII) possono ora scorgersi lungo il corridoio di accesso alla nuova cappella del Beato Antonio ricavata nello spazio sottostante il chiostro originario.

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