Centobuchi di Monteprandone, la frazione più popolosa del nostro Comune, è una delle realtà economiche più importanti della provincia di Ascoli Piceno per la presenza di molteplici insediamenti artigianali e industriali, oltre che un territorio dalla grande vitalità demografica in cui risiedono numerose giovani famiglie. Ma da cosa deriva questo toponimo “Centobuchi”, certamente molto curioso e peculiare?Per lungo tempo, si sono adottate interpretazionivarie, spesso anche stravaganti.Ma nel 2013, l’opera molto documentata di un appassionato storico locale, Saturnino Loggi, ha finalmente fornito la spiegazione che tanti attendevano (“Dal Palazzo Odoardi al toponimo Centobuchi alla Villa Nicolai”, Saturnino Loggi, edizioni Pro Loco Monteprandone). La pianta del territorio di Monteprandone del 1753, consultata da Loggi nelle sue ricerche presso l’archivio storico comunale, è stata determinante per conoscere il luogo dove era ubicato quel “Palazzo di cento busci” (o “di cento buche”) della cui esistenza ci informano alcune fonti anteriori, come ad esempio registrazioni catastali del 1703. Dalla pianta del 1753, il disegno schematico di un palazzo di proprietà dell’antica e nobile famiglia ascolana Odoardi si individua nel luogo dove è attualmente situata Villa Nicolai. Il palazzo, in questa raffigurazione, evidenzia sulle sue pareti tanti puntini simmetrici. Rappresentano i buchi, circa cento, nei quali venivano conficcati i pali che servivano da sostegno all’impalcatura, necessaria ai lavori di innalzamento dell’edificio. Quando l’impalcatura venne smontata alla fine dei lavori, spiega Loggi, i buchi rimasero e quel palazzo venne sempre identificato appunto come il palazzo “dei cento buchi”. Da questa definizione, nacque il nome dell’attuale frazione, che fin dalla fine del XVIII secolo veniva infatti identificata nei documenti catastali come “contrada di Cento Buche”. In una mappa catastale del 1816, rintracciamo l’indicazione “Cento Buchi”, che fa così la sua prima comparsa ufficiale in questa versione giunta fino ai giorni nostri.
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