Force deve una certa notorietà oltre ai suoi molti illustri di cui sopra abbiamo citato solo alcuni dei principali nomi, anche all’artigianato artistico del rame, a quei calderai che nella scurita delle loro botteghe, schiarite da scintillanti fucine hanno da oltre mezzo millennio forgiato oggetti in rame, ad uso domestico ed ornamentale. L’inizio di quest’attività non è ancora chiaro, di certo è che già nel secolo XVI in località S. Salvatore, i monaci farfensi edificarono un Maglio per la lavorazione del rame grezzo. E’ opinione che tale arte arrivò a Force con un gruppo di nomadi artigiani, i quali insegnarono alla popolazione forcese il lavoro del Calderaio. Altri ancora sostengono che furono i farfensi a intraprendere questo tipo di attività e a divulgarla tra la popolazione forcese. Certo è che la presenza considerevole dei calderai a Force è documentata sin dalla fine del 1500 come è certo dell’esistenza a Force di un grande maestro di tale attività di origine spoletina, ma che in giovane età si trasferì a Force, dove aprì una tra le più grandi botteghe artigiane, dove impararono il mestiere un gran numero di calserai, il nome di questo artista è Felice Rosati, al quale tra l’altro è dedicata la via dove egli aveva la sua bottega. Entrando nelle botteghe ciò che sorprende è il grande numeto di martelli che in esse si conservano, il rame infatti viene acquistato dal calderaio o sotto forma di foglio o sotto forma di cava, da qui con l’utilizzo della “mazzole” tipo di martelli interamente in legno e con l’utilizzo di veri e propri martelli fuori dal comune, per la loro forma, gli artigiani ricavano i magnifici manufatti. Caratteristica dei calderai d’un tempo era il loro linguaggio conosciuto come “baccaiamento”, ricco di numerosi vocaboli molti dimenticati. La tradizione vuole che questo linguaggio sia stato ideato dai calderai per comunicare durante le fiere e i mercati per non far cogliere i loro discorsi da orecchie indiscrete; ecco alcune parole di questa strana lingua: i chiopi=soldi; a pulina=la ragazza; i manfriguli=gli spaghetti; peciacche=le uova di gallina, ecc.
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