La Contesa della Semola non si rifà ad antichi riti o liturgie per la celebrazione di santi o protettori né ripropone antichi giochi o passatempo, ma è la riscoperta di un fatto reale documentato da un atto notarile del 1558. Erano gli anni della guerra chiamata La guerra del Tronto perché per una buona parte fu combattuta lungo il nostro fiume tra le truppe papaline del governatore di Ascoli Giovanni Antonio Toraldo, luogotenente del Ducadi Paliano per la provincia della Marca e l’armata del Re di Spagna, al comando del viceré III Duca d’Alba e del suo luogotenente, il marchese diTrivico. Queste posero il loro campo di guerra nei pressi di Ancarano e da qui un gruppo di soldati attraversato il fiume Tronto alla ricerca di cibo e di soddisfazione anche per turpi voglie, giunsero davanti alla porta da monte del nostro paese e lo posero sotto assedio. Certamente, dopo estenuanti trattative con gli spagnoli e ansiosi conciliaboli tra il podestà, i massari ed i notabili, la disparità di forze in campo consigliarono ai residenti di acconsentire alle richieste avanzate dagli assedianti, non prima di aver provveduto a mettere al riparo i bambini e le donne. Così fu ordinato ai due guardiani di porta di aprire agli spagnoli senza ingaggiare battaglia. Nel trambusto susseguente all’ingresso degli spagnoli però ci fu chi pensò bene di approfittare della situazione: due paesani rubarono sei quarte di semola. Da qui il nome della rievocazione. Un gesto che non siamo ancora in grado di accreditare come atto di sfida, propria di giovanile impertinente e coraggiosa sfrontatezza, o come figlio solo della fame, a cui come si sa non si può resistere. Sappiamo di certo che un anno dopo i due giovani furono denunciati ed è da questa denuncia di furto ricevuta dal notaio Bernardino Vannarelli in data 7 Settembre 1558 da cui ha preso l’avvio la manifestazione della Pro Loco di Monsampolo del Tronto.
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