Si può affrontare una fatica così grande per un secondo d’estasi. Si può sfidare la montagna, dopo aver ripercorso il cammino dei romani sull’Antica Via Salaria, semplicemente pensando al momento in cui lo sguardo varcherà l’ultimo colle e spazierà nel vuoto e nel silenzio del Pian Grande. In quel momento, le gambe smetteranno di fare male e trattenere il fiato sarà un riflesso naturale. L’erba verde come un mare in bonaccia. Le cime dai contorni dolci e insieme severi. La fioritura azzurra della lenticchia e quella rossa dei papaveri. I cavalli sciolti. Il senso della libertà ritrovata ed effimera. Il pensiero al caos della città e poi la discesa che è come una lunga planata e quella voglia istintiva di sollevare le mani dal manubrio e allargarle come a voler prendere il volo. Si può affrontare una fatica così grande per un secondo d’estasi, ma su queste strade non c’è metro di strada che non vada goduto. È il tappone sibillino, merita rispetto, richiede una buona preparazione, ma promette di essere indimenticabile.
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