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agosto
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Vincenzo Lucidi, produttore dello zafferano made in Terre del Piceno, si mette a nudo e ci racconta la sua scelta di vita. Parla dei suoi fiori, delle sue creature, come se fossero dei figli. L’amore che ha per questi prodotti della terra è affascinante. Parlare con lui significa avere una visione completa di cosa sia essere produttori di zafferano, di quali sono le rinunce fatte per ottenere un prodotto vero, sano e biologico.
Ci racconta che quest’importante eredità l’ha ricevuta da sua nonna. Ma la sua storia è quella comune a molti ragazzi. Una volta finiti gli studi superiori raggiunge Firenze per ottenere una laurea in Architettura. Nonostante il successo accademico e una possibile strada nella carriera universitaria, Vincenzo lascia tutto e torna nella sua amata Castigano. Quasi fosse una chiamata la sua.
“Non ho mai amato la città. Anche quando studiavo a Firenze soffrivo gli spazi angusti e lo smog. Appena potevo tornavo nelle mie terre del piceno. Qui l’aria è più sana ed è sostanzialmente diversa. Diciamo che abbiamo una migliore qualità della vita”.
Quando ha iniziato la coltivazione dello zafferano?
“È una storia molto bella. Mia nonna lo coltivava, probabilmente veniva coltivato dai mie bisnonni. Io sono nato in campagna, in un ambiente di cultura contadina. Anche mio padre ha sempre intrapreso la strada della coltivazione. Una volta tornato dall’università, nonostante il lavoro da architetto, ho prediletto la vita nella natura. Un giorno trovai una decina di cormi (bulbi) di zafferano, perché mia nonna lo coltivava ed era una tradizione che si tramandava di madre in figlia. Pensate, veniva usato come caglio vegetale per fare il formaggio di pecora”.
Un segreto importante. Il caglio vegetale con lo zafferano ha origini antichissime (risale all’epoca romana ed etrusca). Una volta trovati i cormi, Vincenzo ha deciso di ricoltivarli come fiore. Il processo per l’ottenimento dello zafferano è molto particolare. Una dedizione continua.
Quanto zafferano produce ad oggi?
“I cormi dei mie nonni li conservo gelosamente. Dovete sapere che lo zafferano italiano è il migliore al mondo. Lo zafferano Iraniano –paese ad alta produzione– è completamente diverso. Io ne produco 15-20 grammi all’anno. La mia produzione, nata per passione, è completamente biologica.
Da qui nasce il progetto di valorizzazione dello zafferano di Castignano…
“C’è una qualità dietro importante. Io non uso né pesticidi né concimi. Utilizzo la cenere di legna e il compost vegetale. Sono molte le tecniche. Certo, si ha una produzione ridotta, ma il prodotto è al massimo livello. Per conto mio e per mio piacere, ho fatto delle ricerche sui disciplinari dello Zafferano. Mi sono messo in contatto con il Cra (Consiglio regionale di ricerca per la sperimentazione in agricoltura) di Monsampolo del Tronto e i cormi saranno esaminati per ottenere un’analisi accurata e valutare la loro origine storica, che si presume essere dei primi del ‘900.
È entusiasmante ascoltare Vincenzo. Un uomo che ha fatto di una coltivazione una passione importante, fatta di studi, ricerca e scoperte. “Questi cormi per me sono come figli. Di anno in anno li controllo e vedo come crescono. Ogni volta è un esperimento. Lo scopo è avere cormi che stanno bene e che si riproducono”.
A Castignano c’è un’altra produzione importante: l’anice verde di Castignano. Una terra che accoglie oro naturale?
Si integra con il progetto di Sergio Corradetti, che sta portando avanti una battaglia importante. Questa terra è sempre stata predisposta all’Anice verde (terra ricca di anetolo). Mi è stato confermato che molte famiglie utilizzavano la cagliatura vegetale fatta con lo zafferano. Purtroppo ad oggi non c’è più nessuno”.
Ad oggi la sua produzione, seppur piccola, viene utilizzata anche da alcuni ristoratori locali.
“Qualche ristorante mi contatta per acquistarlo. Per me è un onore. Non penso alla coltivazione volta al mero scopo di lucro. Certo, se un domani diventerà il mio lavoro principale, non potrò che essere felice. Io rimarrò a Castignano e porterò avanti questo progetto, tramandando la mia conoscenza –se lo vorranno– anche ai mie figli”.
Buona fortuna Vincenzo!
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