Il Museo del Rame è stato inaugurato nel 2005. La struttura museale occupa le sale di due significativi edifici, nel centro storico di Force: il palazzo Canestrari e l’ex-chiesa di San Biagio. Lungo le pareti i più caratteristici manufatti in rame fanno bella mostra di sé, anticipando, grazie anche all’ausilio dei pannelli esplicativi appesi al muro, l’esposizione di palazzo Canestrari; è allestito anche un laboratorio didattico, che consente di fare esperienza diretta della lavorazione del rame. Il palazzo Canestrari ospita, nei suggestivi locali sotterranei, i più tipici manufatti della lavorazione artigianale del rame a Force. Per capire ciò che il Museo rappresenta, è d’obbligo visitare almeno una delle botteghe che i ramai tengono ancora in vita. La presenza del Museo, con la sua raccolta di memorie, aiuta a capire che Force e i suoi immediati dintorni racchiudono testimonianze importanti sul rame battuto, un’arte che tuttora continua. Le principali produzioni dell’arte del rame forcese sono dirette a funzioni domestiche. Per l’alto grado di conducibilità termica e per l’alta resistenza ai fenomeni di alterazione corrosiva, caratteri propri del rame, numerosi sono gli oggetti prodotti, spesso destinati alla cottura. Si ha, così, la grande gamma dei caldai, dei paioli, dei caldai per il vino cotto, delle stagnate per la polenta, delle casseruole, delle cuccume, delle caffetterie in diverso stile, delle teiere, delle padelle, delle marmitte, delle teglie. Sono preparati, poi, complicati alambicchi, i “tamburlà” dal dialetto piceno, per ottenere dal vino, attraverso un processo di distillazione, il “mistrà” (prodotto particolarmente ricercato dell’enogastronomia locale). Si hanno, inoltre: piatti, orci, imbuti per il travaso dei liquidi, mestoli, schiumarole, catini, catinelle, recipienti vari. Il manufatto più caratteristico è la “conca”: si tratta di un recipiente per attingere, trasportare e contenere l’acqua; ha forma ad anfora, base e bocca larghe, collo ristretto e maniglie laterali. Di uso domestico sono anche gli scaldaletti, le bottiglie da letto da riempire d’acqua calda per riscaldare i piedi e, più recenti, i portaombrelli e le fioriere. L’artigiano ramaio è, al tempo stesso, produttore e venditore dei suoi manufatti. Prevale, oggi, la vendita in bottega e, non raramente, la lavorazione avviene su ordinazione diretta degli acquirenti.
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