Osservatore di tutte le vicende arquatane fu il Crocifisso ligneo che al giorno d’oggi è ancora gelosamente conservato nella Chiesa dell’Annunziata di Arquata. Tale pregevolissimo Crocifisso duecentesco fu intagliato e dipinto da due monaci benedettini: i fratres Raniero e Berardo che hanno lasciato alla base dell’opera i propri nomi. Il Crocifisso proviene dalla Chiesa di San Salvatore di Sotto di Ascoli Piceno dove venne trafugato nel 1680 da un manipolo di arquatani nel corso di una delle tante lotte ingaggiate con gli ascolani. Si tratta di un’opera singolare in cui l’intervento dell’intagliatore si limita a fornire l’essenziale supporto fisiognomico all’accurato e pregevole rivestimento pittorico, dalle linee nitidamente modulate e dal cromatismo denso, acceso e vigoroso. Un tale trattamento di forme si rifà ad una tradizione altamente prestigiosa e precisamente alla corrente pittorica che ebbe il suo sviluppo a Spoleto tra il sec. XII° e XIII°. Nel 1855 un’epidemia di colera imperversò in tutto il territorio italiano, e il comune di Arquata non fu esente da essa. Nonostante i numerosi decessi di quel periodo, il centro di Arquata fece eccezione: infatti la malattia, nonostante si fosse manifestata più volte, non fece vittime. E’ stato ritrovato un manifesto dell’epoca con un’invocazione all’immagine sacra del SS. Salvatore. Gli Arquatani, per riconoscenza dell’aiuto divino, fecero produrre, come ex-voto, una corona argentea che, ancora oggi, incorona il capo del crocifisso, la quale reca inciso: ARQUATA COLERAE MORBO SERVATA. SALVATORI SUO D.D. 1855.
Altri monumenti a Arquata del Tronto
Lascia un commento