La chiesa dei SS. Ippolito e Cassiano di Pedara per la sua posizione e per le sue caratteristiche strutturali rappresentava non solo un luogo di culto, ma anche il punto di riferimento sociale ed economico della comunità circostante; rientrava, infatti, nell’orbita giurisdizionale dell’abbazia di Farfa che aveva creato in questo territorio una rete di luoghi di culto in punti strategici. L’interno della chiesa presenta diverse e interessanti rappresentazioni pittoriche. L’affresco sotto il bassorilievo rappresenta il Crocefisso tra le tre Marie e San Giovanni Evangelista ed è datato alla seconda metà del Cinquecento. Sullo sfondo vi è una città murata con sopra un picco che rappresenta probabilmente la città di Ascoli dominata dal Monte dell’Ascensione. A sinistra del presbiterio, sulla parete di fondo e nell’intradosso di una nicchia ad arco, vi era una rappresentazione dell’Inferno andata perduta per metà, a causa dell’apertura, nel Settecento, della porta della canonica. L’affresco ammoniva i bestemmiatori attraverso una visione dell’inferno, dove le anime dannate erano deformate dalla sofferenza. Altri interessanti dipinti votivi, alcuni attribuiti al “Maestro di Offida, sono posti all’interno della chiesa. All’esterno, sopra il portale del fianco destro, all’interno di una lunetta, vi è un affresco raffigurante la Madonna in trono con il Bambino Benedicente dipinta secondo modalità stilistiche quattrocentesche. Davanti alla chiesa vi è la torre, in origine costituita da cinque piani, che per le sue caratteristiche architettoniche aveva un chiaro scopo difensivo. Il locale al pian terreno, coperto da una volta a botte, era accuratamente decorato con affreschi con la figura di Cristo che doveva “accogliere i fedeli” che si accingevano a entrare in chiesa. Al secondo piano vi è un locale con volta a crociera da cui parte la scala per accedere sopra, in un vano anticamente destinato a magazzino e punto di avvistamento e difesa. La casa canonica addossata su un fianco dell’edificio risale, secondo Furio Cappelli, all’ultimo quarto del Settecento.
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