Sul Monte Vettore, a 1941 metri di altezza, si trova uno dei paesaggi più spettacolari della Regione. Si tratta di un lago glaciale di tipo alpino: stretta tra i pendii montuosi, la sua valle si è trasformata sino al Pleistocene. Il lago è formato da due grandi invasi che comunicano nei periodi di maggiore abbondanza d’acqua ed è per questo soprannominato il Lago con gli Occhiali. Saliti sul Monte Vettore da Forca di Presta, lo spettacolo del lago s’incontra dall’alto ed è raggiungibile percorrendo un tratto di verde e il sentiero in discesa; salendo, invece, da Foce di Monte Monaco s’incontrerà il lago mentre ci si dirige verso la vetta. La parte meridionale dei Sibillini è caratterizzata da un’arcuata dorsale su cui si concentrano le cime più alte: Monte Vettore (2478 m), Cima del Redentore (2449 m), Monte Argentella (2201 m), Palazzo Borghese (2119 m) e Monte Porche (2235 m). All’interno di questa dorsale è racchiuso il Lago di Pilato. La sua valle è tipicamente glaciale con profilo a “U”. Nelle conche del catino glaciale anche in piena estate permangono lingue di nevaio, spesso coperte da cumuli detritici. Il Lago di Pilato si è formato nel fondo del catino glaciale con due bacini quasi circolari (a forma di occhiale) che raggiungono la massima profondità al centro (circa 9 m). La forma e il livello dell’invaso sono comunque influenzati dall’andamento annuale delle precipitazioni soprattutto nevose. D’inverno la superficie gela totalmente fino a primavera inoltrata. Il lago è al centro di numerosi studi scientifici. Tra le sue particolarità c’è la presenza di una specie animale endemica, ovvero esistente solo in questo lago: è il Chirocefalo del Marchesoni, dal nome del suo scopritore, infatti, esso fu scoperto solo nel 1954 dal prof. Marchesoni durante le ricerche idrogeologiche condotte dall’Università di Camerino. Si tratta di un gambero rosso privo di carapace e lungo dai 9 ai 12 millimetri capace di sopravvivere ai forti stress climatici di quest’altitudine e alla parziale mancanza di acqua in certi periodi. Per chi volesse sostare presso i laghi, è necessario ricordare di non avvicinarsi troppo all’acqua e soprattutto rispettare il divieto di toccare questi piccoli animali. Le leggende sul lago di Pilato, come prevedibile, non mancano. Anzitutto, il nome: il lago lo prende addirittura da Ponzio Pilato. Condannato a morte da Tiberio, si dice che il suo cadavere fu affidato a due buoi lasciati liberi di girare per i monti e cadde dalla Cima del Redentore in questo lago. Da una simile tradizione ne derivano altre, non meno inquietanti: il lago fu per lungo tempo meta di stregoni e negromanti, tanto che la chiesa medievale non solo ne proibì l’accesso, ma pose una forca a valle per ricordare a tutti di non intraprendere il cammino verso il lago. Altre leggende vogliono addirittura che questo sia l’Averno, il mitico lago d’ingresso agli Inferi. A corroborare tutte le credenze sorte attorno al lago, sta una “Grande Pietra” conservata al Museo della Sibilla e recante incisioni misteriose, trovata proprio dentro il lago.