La mela rosa è una varietà tradizionale di tutto l’areale della collina pedemontana dell’Italia centrale. Il biotopo più diffuso e tradizionale s’individua nell’area preappenninica dei Monti Sibillini ed è quello che è comunemente denominato mela rosa marchigiana. Tipica, in esemplari sparsi, anche negli orti e nei giardini, costituiva il tradizionale frutteto familiare. La zona di coltivazione coincide con il territorio della Comunità Montana dei Sibillini. Si sviluppa quindi a partire dalle aree pedocollinari fino alle alte valli appenniniche e ai versanti a ridosso della catena dei Monti Sibillini. La fascia altimetrica di riferimento è quella compresa tra i 450 e i 900 metri sul livello del mare. In tale areale la spiccata vocazionalità della specie melo, permette di valorizzare ed esaltare le peculiarità organolettiche degli ecotipi e nel frattempo limitare o annullare gli interventi di difesa dalle avversità. La tipica mela rosa è riconoscibile per avere frutto medio – piccolo, irregolare, forma appiattita asimmetrica; cavità peduncolare mediamente profonda e stretta; cavità calicina poco profonda e larga, entrambe asimmetriche. Il peduncolo è molto corto; la buccia è liscia, di medio spessore, di colore verde intenso soffuso o striato di rosso-vinoso (detto “rosa”), con rugginosità localizzata nella zona peduncolare; la polpa è bianca, traslucida, soda, croccante, di sapore zuccherino acidulo. L’elevata resistenza alle fitopatie, agli insetti e alle fisiopatie della mela rosa, è dovuta sia alla particolare localizzazione geografica del contesto produttivo e quindi al clima, sia alle caratteristiche genetiche degli ecotipi. Le peculiari condizioni climatiche della zona, prime fra tutte l’escursione termica giornaliera e stagionale e l’albedo, interferiscono positivamente sulle caratteristiche organolettiche del prodotto, rendendolo unico e particolare.