Le pagliarole sono cesti di paglia, manufatti della tradizione artigiana realizzati con i materiali poveri: paglia di frumento e vimini. La lavorazione é completamente manuale e sono le donne ad occuparsi della preparazione dei materiali e della realizzazione. Il lavoro viene svolto stando sedute su una piccola panca o su sedie basse appoggiando sulle gambe un grembiule di stoffa pesante. Terminato il lavoro, i cesti vengono disposti in “secchie” (contenitori dell’uva vendemmiata) dove in un barattolo di latta viene fatto ardere lo zolfo per rendere la paglia più chiara e disinfettare. Si copre il tutto con delle balle e si lascia riposare per diverse ore. Dopo essere stati lasciati all’aria i cesti sono pronti per la vendita. E’ difficile identificare con esattezza il periodo della produzione iniziale delle pagliarole ad Acquaviva Picena. La prima notizia certa e’ data dallo storico A. Crivellucci che nel 1798 scrive riferendosi ad Acquaviva Picena, che “essa non ha che l’industria tessile e la fabbricazione di corbe e corbelli fatti di paglia e giunco o vimini esercitata interamente da donne”. All’inizio del 1900, i cesti divennero pagliarole: ai vimini e giunchi si aggiunsero altri materiali poveri quale la paglia, la quatrella, i rovi e altre piante palustri. Le donne del paese si procuravano nella giusta stagione il materiale andando a piedi in campagna, lungo le siepi, i fossi, il torrente Fiobbo, il fiume Tronto, aiutate a volte dagli uomini. Le acquavivane barattavano la pagliarole non solo con i contadini locali, ma gli uomini andavano a portarle a piedi, con i muli e più tardi con i camion in luoghi di montagna fino ai confini con Lazio, Abruzzo e Umbria. Ricevevano in cambio legumi, castagne, patate, per la stessa quantità che i cesti potevano contenere. Nel dopoguerra le pagliarole divennero fonte di guadagno per alcune famiglie e la loro vendita o scambio arrotondava il salario degli artigiani e operai. Intorno agli anni ’60 le spedizioni si allargarono al nord Italia, oggi le donne lavorano d’estate davanti casa e le pagliarole sono vendute direttamente ai turisti che si soffermano ad ammirare la loro bravura nell’intrecciare materiali poveri ottenendo oggetti caratteristici.
Fonti: Rinuccia Napoletani