Montedinove sorge tra le valli dell’Aso e del Tesino, sul colle più alto della zona, a 561 m s.l.m., alle pendici del Monte Ascensione. Splendido è il panorama che spazia dalla costa adriatica ai Monti Sibillini e dal Monte Conero al Gran Sasso d’Italia: una visuale a 360°. Le sue origini risalgono al VI secolo d.c.; probabilmente è stata edificata da profughi ascolani, durante l’invasione longobarda del 578. Il territorio comunque, era già abitato da popolazioni Picene. Scavi archeologici hanno portato alla luce 20 tombe picene, con corredi funerari risalenti al VII sec. a.c. Il primo documento certo si ha solo nel 1039, quando Longino di Azzone, feudatario longobardo, donò all’abate Suppone di Farfa la città di Offida, con 40.000 moggi di terra. Agli inizi del XII secolo l’abate di Farfa Berardo III (1099-1119) lo fece rifortificare quasi ex novo. Quella fortificazione risultò preziosa circa un secolo più tardi, resistendo all’assedio di Rainaldo D’Acquaviva del 1239. Restò fedele al Papa e a Farfa fino al 1585, quando Sisto V incorporò nei beni della Chiesa ciò che rimaneva del Presidiato Farfense, fondando quello di Montalto, del quale Montedinove fece parte. Seguì, poi, il corso storico dello Stato Pontificio fino all’Unità d’Italia del 1861. Tre sono le probabili ipotesi sull’origine del nome Montedinove: La prima si rifarebbe al Monte dei nove colli o contrade, che appaiono raffigurati anche sullo stemma comunale. La seconda, invece, sarebbe legata a Monte delle nuove, intese come novelle, novità, che nei tempi di mezzo si trasmettevano con segnali luminosi dalle alture. Altresì, si vuole il suo nome legato alla scomparsa città di Novana, città romana, che Plinio il Vecchio colloca nel Piceno interno e di cui non è stata ancora trovata l’ubicazione. Il piccolo e grazioso centro storico conserva ancora resti delle mura medievali ed è caratterizzato da un peculiare impianto urbano, al centro del quale si apre la particolare Piazza Novana. Su di essa si affacciano l’elegante Palazzo Comunale, con la torre dell’orologio, la Chiesa di Santa Maria dè Cellis, costruita dai benedettini farfensi nel sec. XII e la Chiesa di San Lorenzo, opera dell’architetto ticinese Pietro Maggi, che visse a Montedinove con tutta la sua famiglia. Portano la sua firma anche il balconcino a loggia del sec. XVIII e la facciata del palazzetto comunale, realizzati su suoi disegni. Fuori dal centro abitato sorge il Santuario di San Tommaso Becket di Canterbury, edificato lungo la via Cuprense, nel luogo in cui esisteva una cappellina, dedicata a San Tommaso, di proprietà dei farfensi di S. Maria dè Cellis. Fra i Montedinovesi illustri vanno ricordati: il poeta settecentesco Ignazio Erei, gli architetti Pietro e Carlo Maggi, i Pasqualini fonditori di campane e i fratelli Cino, Domenico e Alceo Del Duca, editori. Dal 2013 è insignito del prestigioso marchio turistico “Borgo Autentico d’Italia”. Inoltre, è conosciuto per la produzione della Mela Rosa dei Monti Sibillini; annualmente, nel mese di novembre, viene organizzato un festival che ne celebra le peculiarità attraverso laboratori e degustazioni tematiche.
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