Antico centro di cultura, operosità, carità e spiritualità benedettina penetrata nella bassa valle del Tronto, il monastero di S. Benedetto conserva elementi architettonici che datano la sua fondazione all’Altomedioevo (VIII-IX secolo). La tradizione e i documenti vogliono questo antichissimo monumento opera dei cenobiti di Monte Cassino e, in effetti, la storia iniziale ci parla di forti legami con l’abbazia di Montecassino che lasciò un’impronta indelebile nella XIII formella della porta basilicale, fatta fondere nel secolo XI dall’abate Desiderio: S[anctus] BEN[edictus] I[n] TR[u]NTO CUM CELLA S[anctae] MARGHARITAE. Le celle erano organismi religiosi formati da una chiesa e da alcune proprietà rurali dipendenti da un centro maggiore. Nel 1484 vi si fecero compiere importanti lavori di restauro nell’unica navata dell’antica chiesa abbaziale, la quale assunse il doppio titolo SS. Benedetto e Mauro in relazione al culto che nel frattempo si era sviluppato nei confronti di S. Mauro, primo discepolo di S. Benedetto, venerato dai pellegrini come protettore dall’epilessia. Nelle ricorrenze patronali suggestiva era la scenografia del “ponte”realizzata allineando dei carri agricoli, dalle grandi ruote decorate, sul Tronto per favorire il transito ai numerosi fedeli abruzzesi. Unica manifestazione di religiosità e devozione popolare ancora praticata nel Santuario è il tradizionale triplice giro in cripta toccando le sacre pietre cenobitiche.
LA CRIPTA – I vescovi del Cinquecento la definivano grotta fatta a croce di una bella antichità. Le volte deformi hanno un sapore rude e arcaico, accentuato dall’uso irregolare dei ciottoli di fiume e dal reimpiego degli embrici romani. Sopra la mensa dell’altare si conserva un concio scolpito con un intreccio di vimini tipico dell’VIII-IX secolo, probabile avanzo del decoro della primitiva chiesa rimaneggiata nel 1482.
LA CHIESA – I vescovi aprutini, ogni volta che la visitavano, udivano dalla viva voce degli astanti che questa chiesa è stata de’ monaci. Qui, l’impareggiabile fascino architettonico, è mantenuto intatto dalle volte quattrocentesche poggianti su alti pilastri fatti costruire dagli affittuari degli antichi benefici del monastero, probabilmente in sostituzione delle vecchie capriate. Nell’abside del vano presbiteriale, accessibile mediante due scale ai lati di pietra di sette gradini, l’unico decoro scultoreo si limita a un fregio di conchiglia entro una nicchia cuspidata che inscrive una monofora con archivolto listellato
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